Unione Eurasiatica

Giocarsi un mercato come la Russia per una certificazione mal fatta è un rischio che nessuna azienda può permettersi di correre. Tanto più oggi che i controlli sono operativi non solo in fase di sdoganamento dei prodotti, mai anche nei negozi, con ingenti sanzioni pecuniarie e provvedimenti a carico sia delle società di spedizione che dei brand.
Le procedure per mettersi in regola, d’altra parte, sono estremamente complesse, anche alla luce della novità rappresentata dalla certificazione EAC in vigore nell’Unione Doganale Eurasiatica, a cui aderiscono Russia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan e Armenia.

A fare testo, dal 2013, sono i Regolamenti Tecnici dell’Unione, che hanno sostituito la normativa GOST previgente in ognuno dei paesi membri.
La documentazione da produrre comprende due forme alternative di certificazione: il Certificato di Conformità EAC e la Dichiarazione di Conformità EAC, ciascuno previsto in maniera univoca e tassativa a seconda della tipologia del prodotto e dell’età del consumatore.

I prodotti interessati sono, tra gli altri, quelli della cosiddetta Industria Leggera, fra cui rientrano materiali tessili, abbigliamento, articoli in pelle e cuoio, pelletteria, calzature, pellicceria, rivestimenti e tappeti. I requisiti cogenti da soddisfare per questa categoria di prodotti - che include, di fatto, tutti i principali prodotti dell’export italiano - sono definiti da:

  • Regolamento Tecnico 017 (Technical Regulation of the Custom Union TR CU 017) per i prodotti destinati agli adulti
  • Regolamento Tecnico 007 (Technical Regulation of the Custom Union TR CU 007) per i prodotti destinati a bambini e adolescenti

Per i capi di abbigliamento destinati a neonati e bambini di età inferiore a 1 anno – in particolare quelli a diretto contatto con l’epidermide – può essere necessaria la Registrazione Statale. Di fatto, si tratta di una terza certificazione rilasciata da un ente pubblico secondo una procedura particolarmente rigorosa. Le dichiarazioni e i certificati di conformità, diversamente, sono emessi da società private abilitate.
L’ottenimento della citata documentazione da parte dei brand – e dunque la possibilità di esportare nei territori dell’Unione – è subordinato a due condizioni principali:

  • l’indicazione, da parte dell’ente certificatore russo, dei requisiti di qualità ai quali devono conformarsi i singoli capi e la cui sussistenza deve essere comprovata da appositi test di laboratorio;
  • la presenza di un legale rappresentante (applicant) nei territori dell’Unione.

Per supportare le aziende in un contesto geopolitico e di mercato tanto complicato, Brachi Testing Services ha stretto un accordo di collaborazione con IC Trade, importante società italiana di consulenza con sede a Mosca esperta in problematiche e regolamentazioni doganali e logistiche e gestione dei processi di certificazione EAC, appunto.
Grazie a questa partnership, Brachi Testing Services è in grado di soddisfare ogni esigenza di servizio, dall’assessment iniziale sui materiali all’analisi del rischio a collezione completata, fino all’esecuzione dei test indispensabili per l’ottenimento delle certificazioni obbligatorie.
I suoi interlocutori sono i brand già presenti sul mercato euroasiatico che intendano tutelarsi e tutelare le proprie quote da sottovalutazioni di tipo normativo, ma anche le aziende che guardando a questi Paesi in prospettiva, manifestino il bisogno di un supporto realmente integrato.

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